eventi - aggiornamenti chi siamo - osservare e dedurre (estate) - intervenire e testimoniare (inverno) senso e scopo - fimografia e vhs - bibliografia - documenti - fotografie cosa sono e cosa si fa - a chi sono rivolti - logistica - modulistica - calendario
home page
chi siamo
osservare e dedurre
(estate)
intervenire e testimoniare
(inverno)
cosa è stato fatto
 
 

OSSERVARE E DEDURRE: andiamo a Sarajevo!

Ci serve andare, muoverci dalla poltrona da cui vediamo la televisione e leggiamo il giornale.
Non basta guardare il mondo alla TV e pensare i pensieri di qualcun altro.
Ci serve vedere con i nostri occhi quanto é profonda la ferita di una guerra, anche a distanza di anni.
Ci serve ascoltare con le nostre orecchie i racconti dei sarajeviti, le loro speranze e i loro desideri, i loro problemi e la loro quotidiana lotta per ricostruirsi una famiglia, un paese, una società.
Ci serve entrare in relazione con loro e con il nostro cuore, abituarci a usare la testa per cercare di capire che cosa ci insegna tutto questo.
Vi proponiamo dieci giorni a Sarajevo. Non da turisti: da cittadini del mondo.

Perché proprio a Sarajevo?
Sarajevo, una città, una storia, la sua gente, il suo dolore, la sua dignità.

Un luogo in cui ritrovare l'immagine delle nostre città, per riflettere insieme sul loro e nostro futuro multietnico. Un futuro prossimo, in taluni casi già presente, in cui la diversità non sia percepita con diffidenza e paura, ma con curiosità e attenzione.

Sarajevo ieri, come oggi sono Genova, Trieste, Milano, Napoli, Palermo.
Sarajevo prima della guerra, crocevia di cultura, affascinante crogiuolo di tradizione e modernità.
L'ombelico del mondo in cui si incontrano Nord e Sud, Cristiani e Musulmani, cultura asburgica e cultura turca.
Sarajevo, fulcro di un incontro-scontro fra Oriente e Occidente, comunismo e mercato, cultura ortodossa e cattolicesimo. E molto altro...

Sarajevo oggi, con i suoi problemi e le sue difficoltà, intenta a rimettere insieme i cocci di un sogno infranto, a recuperare forza e coraggio, lavoro e cibo, terreni e case, dignità e futuro.

E' Sarajevo ad aiutarci, non il contrario.
E' una città che ci rimette in discussione, ci urla in faccia il suo dolore, la follia del sangue e delle granate, le bugie che l'hanno messa in ginocchio, i colpi che l'hanno ferita nel corpo e nello spirito... e ci costringe a guardarci dentro, a chiederci cosa proviamo di fronte a ciò che è stato, a chiederci cosa vogliamo fare perché niente sia dimenticato, perché questa lezione terribile possa aiutarci a essere persone migliori, cittadini di società migliori.

In questa città quasi profetica qualcosa è esploso dando origine a una guerra.
Vogliamo parlare di guerra e cercare la Pace.
Vogliamo farlo là dove la guerra ha avuto spazio e tempo per esprimersi in tutta la sua tragicità.
A casa ci spieghiamo le cose semplicisticamente, con la teoria dei buoni e dei cattivi.
A Sarajevo vogliamo vivere l'esperienza del confine, con la mano tesa a ciascuna delle parti.
Facciamo due chiacchiere con studenti ortodossi e insieme beviamo un kava
a casa di una famiglia cattolica, per poi andare a dormire in una scuola
all'ombra di un minareto. Questa è Sarajevo, anche oggi.
Scegliamo di essere equivicini, ribaltando la logica degli equidistanti.

Sarajevo è un luogo, non l'unico, in cui vivere questo tipo di esperienza.
Sarajevo è soprattutto luogo di incontro, di conoscenza e di condivisione.
Ciascuno diventa protagonista, non solo spettatore.
Non tutte le esperienze possono essere vissute nelle nostre città: questa in particolare.
Una volta tornati a casa, però, potremo rileggere la nostra realtà sotto una luce diversa.
Tutto è diverso dopo Sarajevo, noi per primi.